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Serie 3, post #19. La fine della chemio (è anche una canzone)

Venerdì 17 maggio 2024: ultimo giorno di terapie. “La fine della chemio” è anche il titolo di una canzone dei Sick Tamburo. È stata scritta nel 2018 da Gian Maria Accusani per Elisabetta Imelio, la bassista fondatrice dei Prozac+ (1998: io facevo il liceo classico, occupavo senza capire bene cosa e perché, in tanti cantavamo insieme a Eva Poles “Mi sento scossa, agitata ah, agitata ah, un po’ nervosa ah, uoh uoh…”). Elisabetta è morta nel 2020 di cancro al seno. Era una donna-albero.

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Serie 3, post #17. Si va in finale

Ultimo ciclo di capecitabina. Lo inizierò domani e lo finirò venerdì 17 maggio. Poi basta: terapie terminate. Visite di controllo ed esami diagnostici, quelli saranno per sempre frequenti e regolari. Ma le granate chemioterapiche, tutte quante – quelle in vena, quelle in bocca, e pure la radioterapia, tutte le terapie che mi hanno cambiato l’aspetto, la vita e un po’ pure la mia essenza – stanno per finire. È possibile che sabato 18 mi venga voglia di festeggiare la fine di un anno di cure.

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Serie 3, post #16. Allo scrittoio: carte scoperte

Sono passati 14 mesi dalla diagnosi di cancro. Ho raccontato tutto: tutto ciò che riguarda l’esperienza della malattia, delle cure, della quotidianità di un paziente oncologico in terapia. Non ho raccontato ‘tutto’. Di malattie, ne ho avute due. Ma ne ho raccontata una soltanto, quella da eroina. Perché raccontare la storia del cancro era più facile, più comodo, più conveniente. Adesso, inizio a guarire da entrambe, con tempi diversi. La primavera con fatica è iniziata, l’estate è vicina, le giornate si allungano, c’è sempre più luce: è quasi ora di cambiare storia.

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Serie 3, post #14. Molto rumore per un capello

Quando ho iniziato a perdere i capelli per la chemioterapia, era una sera di inizio maggio, l’anno scorso. Avevo cominciato a spargere capelli in giro già dal mattino: sul bancone di una farmacia, mentre ritiravo integratori e medicine.
Adesso sono nei guai. Tribolo.
I miei capelli, oggi, sono lunghi cinque, forse sei centimetri. Sono rinati ricci, indisciplinati, sovversivi, e più scuri.

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Serie 3, post #12. Pyramid Song

Prossima TAC con mezzo di contrasto: 4 aprile. Torace, addome, encefalo. «Encefalo? – chiedo alla mia oncologa, – Perché encefalo?». Perché è una delle prime vie di fuga, mi dice lei, con calma serafica e lucida pragmaticità. È una delle prime vie di fuga del cancro triplo negativo che mi hanno tolto dal seno lo scorso ottobre.

Statue of Fighting Giant, Main Entrance to Prague Castle Photo by atosan on Getty Images, free for Canva Pro
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Serie 3, post #9. Corpo di grazia

Mai come l’anno scorso, grazie soprattutto al cancro, ho sentito la centralità assoluta del corpo nella nostra vita. Un corpo in salute ne cambia la sostanza e le giornate. Non abbiamo che il corpo, per vivere, amare, dire le cose. È quasi ora di aggiungere un nuovo capitolo al Kintsugi Project: il corpo, dopo. Nel frattempo, mentre mi avvicino alla fine del terzo di ciclo di capecitabina, aspetto una grazia nuova.

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Serie 3, post #7. “Mi prudono le mani” (e altri modi di dire)

«Mi prudono le mani» mi risulta essere un’espressione idiomatica per dire che hai voglia di menare a qualcuno. A me oggi prudono le mani. Ho moltissima voglia di menare a qualcuno, sul serio, ma credo che, nel mio caso, il prurito sia dovuto al fatto che sono al secondo ciclo di capecitabina: proprio oggi, ho iniziato ad avvertire un formicolio ai palmi delle mani. Potrebbe finire qui, oppure potrebbe finire in piaghe e ulcere.

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Serie 3, post #5. L’ora della capecitabina

Ho impostato la sveglia sul cellulare per ricordarmi di prendere le mie nuove pillole ogni mattina alle 8:30 dopo colazione e ogni sera alle 20:30 dopo cena. Il bip bip della sveglia annuncia e mi ricorda ogni mattina e ogni sera che sì, sono “tecnicamente guarita” e tuttavia sono ancora una paziente oncologica. Ma c’è del buono in ogni cosa…