Ieri Barbara mi ha portato in un posto che non conoscevo, in riva a un fiume. Mi ha fatto vestire di bianco, mi ha lanciato un paio dei suoi amorevoli insulti per il fatto che mi sono presentata con le unghie smaltate di fucsia, e poi ha iniziato a scattare qualche foto. Sono le prime foto per la nuova parte del Kintsugi Project, quella che racconta il corpo dopo la mastectomia: una cicatrice deve starci.
barbara di cretico
Serie 2. Kintsugi Project – Scatto d’autrice #5
La memoria del primo incontro con il cancro al mio seno destro è tattile. Non sapevo ancora che era un cancro quando l’ho sentito sotto i polpastrelli delle dita mentre mi grattavo svagatamente sotto l’ascella, nel punto esatto della sua tana: duro, compatto, acquattato sul lato esterno del seno destro.
Serie 2. Kintsugi Project – Scatto d’autrice #4
Soltanto una preghiera dell’ultima sera a casa, prima di partire. Nient’altro.
Serie 2. Kintsugi Project – Scatto d’autrice #3
Ci voglio andare così, sul lettino sotto le luci bianche della sala operatoria: mezza nuda, la testa rasata, animo vacanziero, il sorriso pacifico e indulgente di chi sa bene che, in questo teatro dell’assurdo, non ci sono guerre da combattere né santi con cui prendersela, e che non a ogni cosa va trovato un senso.
Serie 2. Kintsugi Project – Scatto d’autrice #2
Il corpo sa tutto. Sul corpo accadono battaglie o miracoli, albe e tramonti. No, in effetti, non è nemmeno l’ipotesi del dolore post-operatorio a darmi pensiero. È l’idea della perdita. Non è un braccio ciò che perdo, non è un rene, non è un dito. È un seno.
Serie 2. Kintsugi Project – Scatto d’autrice #1
Bisogna inventarsi giochi ogni giorno, fare ciò che ci piace, creare con quello che abbiamo, mettersi in cuore una cosa bella per ogni cosa brutta che ci accade, come a bilanciare con il sale un brodo sciapo, con lo zucchero il caffè puro se ci è troppo amaro. Ma è più di questo, molto di più: è espandere dove il dolore ci riduce.
Serie 2. Nasce il Kintsugi Project
Il Kintsugi – letteralmente “riparare con l’oro” – è una tecnica di restauro inventata da ingegnosi ceramisti giapponesi, probabilmente nel XV secolo, per riparare tazze rotte. Il Kintsugi Project è la pulsione di vita con la quale rispondo alla pulsione di morte. È la volontà di ricordarmi com’era il mio corpo, quando non sarà più com’è adesso.