7. testa rasata

Ieri ho iniziato ad avvertire un formicolio al cuoio capelluto. Una specie di indolenzimento alla radice dei capelli, simile a quel fastidioso doloretto che prova chi li ha abbastanza lunghi, subito dopo averli sciolti e liberati da un’acconciatura tirata e severa.
Inoltre, la consistenza è secca: una stoppa bruciata.

È il segnale, mi hanno insegnato le veterane: i capelli si preparano a cadere.

Più li hai lunghi, dicono, più pesano e ti fanno male alla base.
Io lunghi non li ho più, li ho tagliati corti il 13 aprile, giorno del mio primo rito di passaggio – il secondo rito di passaggio è stato fare la dermopigmentazione delle sopracciglia già diradate, il terzo e ultimo è stato mangiare sushi e bere vino bianco con i miei amici custodi.

Tuttavia, il parrucchiere mi ha lasciato una cospicua mole di ciocche appena più lunghe sopra e sulla fronte (“per dare un look”). Infatti, queste ciocche mi pesano, mi pizzicano, e me le vorrei strappare a mani nude, staccare a morsi.

Conto i giorni: quanti ne mancheranno alla caduta? Non più di quattro, cinque. Domani, poi, ho pure il secondo ciclo di chemio: un’altra bella fiammata generale, e via. Che mi frega.

Forbici e macchinetta, davanti allo specchio del bagno, con l’aiuto di mia madre che consiglia, guida, commenta e, qui e là, s’impossessa della macchinetta che né lei né io sappiamo usare.
Il risultato non è egregio, ma ha il pregio della funzionalità: ho meno fastidio. Se poi anche questa lunghezza dovesse pesare ed essermi spiacevole, potrei ancora ricorrere alla versione “Soldato Jane”. Ma non vale la pena, mi dico guardandomi allo specchio, per così pochi giorni di attesa.

Poi mi viene un pensiero terrificante: e se invece i capelli non mi cadono?

Mi hanno assicurato che sì, cadranno. Cadranno, anche perché ho scelto di fare a meno del DigniCap, il casco refrigerante che raffredda la testa durante la chemioterapia, congelando i bulbi e salvando i capelli (non sempre e non tutti, al prezzo di emicranie, cefalee e cervicali che io mi faccio venire già da sola, senza caschi ghiacciati sul cranio).
Ma se i miei non cadono lo stesso perché magari sono stronzi e tignosi più della chemio, più del mio fottutissimo cancro?

Non avrei mai pensato di arrivare a desiderare di perdere i capelli subito, adesso, il prima possibile, e iniziare a sfoggiare i turbanti, che sono già pronti e schierati.

Preghiamo, amici, preghiamo insieme.