ameliarosselli

Giorno 144

Seconda serie di chemioterapia, decimo ciclo di taxolo: il terzultimo.

Quasi ogni mercoledì mi vesto con cura, e mi trucco anche, come se andassi a una festa. Credo sia il mio modo di dirmi e dire qualcosa, ma non ho capito cosa.
Il poco che so è che dalle mie parti c’è dolore. E peso, e perdita. Ciò non è una disgrazia. È solo un evento che accade, come il resto delle cose.

Qualche giorno fa, Elisabetta – mia conoscente e creatura felicemente inconsueta con la quale in passato ho avuto la fortuna di realizzare cose belle nel posto in cui vivo, e cioè piccoli progetti di lettura e laboratori di grammatica italiana nella scuola media dove lei all’epoca insegnava, – ha pubblicato sul suo profilo Facebook una poesia di Amelia Rosselli che io amo già da anni. Amo anche le coincidenze, le corrispondenze e le risonanze.

Ecco come inizia la poesia:

“𝐶’𝑒̀ 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑢𝑛 𝑑𝑜𝑙𝑜𝑟𝑒 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑡𝑎𝑛𝑧𝑎, 𝑒𝑑
𝑒̀ 𝑠𝑢𝑝𝑒𝑟𝑎𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒: 𝑚𝑎 𝑣𝑖𝑛𝑐𝑒 𝑖𝑙 𝑝𝑒𝑠𝑜
𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑜𝑔𝑔𝑒𝑡𝑡𝑖, 𝑖𝑙 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎𝑟𝑒
𝑝𝑒𝑠𝑜 𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑑𝑖𝑡𝑎.
𝐶’𝑒̀ 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑢𝑛 𝑟𝑜𝑠𝑠𝑜 𝑛𝑒𝑙𝑙’𝑎𝑙𝑏𝑒𝑟𝑜, 𝑚𝑎 𝑒̀
𝑙’𝑎𝑟𝑎𝑛𝑐𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑏𝑎𝑠𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑙𝑎𝑚𝑝𝑎𝑑𝑎
𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟𝑎𝑡𝑎 𝑖𝑛 𝑙𝑢𝑜𝑔ℎ𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑣𝑜𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑎𝑟𝑒
𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑎𝑛𝑐ℎ’𝑒𝑠𝑠𝑖 𝑝𝑒𝑠𝑎𝑛𝑜”.

[Il resto della poesia si può leggere su Interno Poesia, da dove ho preso anche la foto di Amelia Rosselli in apertura. La foto è uno scatto di Dino Ignani]

Due acquisizioni degli ultimi giorni:

  1. Un conoscente, vecchio e caro amico di mio fratello, mi ha scritto un bel messaggio. Io gli ho risposto, oltre a “grazie”, che “questo è proprio un anno di merda, ma dicono che da lì nascano fiori”. Lui allora ha osservato: “Se non altro hai scoperto e scoprirai chi può stare nella merda con te. Questi già sarebbero bei fiori da raccogliere alla fine”. Giusto, mi sa. Ho iniziato a scrivere una lista dei nomi delle persone che possono – ma anche sanno e vogliono – stare nella merda con me. Quasi tutta la lista, la conoscevo già da un pezzo.
  2. Chi legge i miei post Facebook sul cancro e sull’esperienza della chemio mi scrive – sia nei commenti che in messaggi privati – che sono una persona meravigliosa, e un sacco di altre considerazioni personali e bellissime sulla mia scrittura fatta di “aria e luce”, e su come osservo la vita e il mondo: tutte cose che, chiaramente, mi fanno piacere e per le quali ringrazio sempre.
    Gioie mie, però, non fatevi raggirare da chi sa usare le parole e manipolare la narrazione: io sono una persona orribile.
    Chi, oltre a leggermi, mi conosce e mi frequenta, lo sa.
    Chi, senza conoscermi né frequentarmi, mi legge perché ha la santa abitudine di leggere storie ovunque, dovrebbe sapere che, la maggior parte delle volte, c’è da poco da fidarsi della persona che le scrive.

Amuleti di oggi, quattro:

1. Rosalino

Un arrivo importante nella mia nuova vita.
Me lo hanno regalato Irene, Mara, Sara, Silvia, Romina e Oriella [grazie, ragazze].
Rosalino è un maialino di peluche, è lungo 60 centimetri e pesa 850 grammi. Paffutello, è morbido ma resistente, confortevole, muto, inoffensivo. Ha uno sguardo elementare e un’anatomia perfetta per gli abbracci semplici, quelli adatti a quando non sai più chi e cosa abbracciare per resistere. Ho bisogno di Rosalino: mi aiuta, mi calma, mi rassicura. È uno scampolo d’infanzia, della quale in maniera evidente vado rinnovando gli oggetti transizionali.

Sì, è un aspetto da indagare in psicoterapia – non saprei con chi dei miei tre specialisti, forse tutti, se è vero che l’infanzia è trasversale a ogni psicodramma che va in scena nell’età adulta. L’infanzia c’entra sempre, e ci entra da tutte le parti.

2. Un libro

Ne ho davvero tanti da leggere e in lettura, fra quelli che ho comprato e quelli che ho ricevuto in regalo negli ultimi mesi, tutti i mesi della chemio.

Il libro che porto con me oggi è Hideo Azuma, Il diario della mia scomparsa, traduzione di Carlotta Spiga, etichetta J-POP Manga di Edizioni BD. Hideo è l’autore di Pollon, il manga che ha dato vita alla serie tv anime di cui ho parlato nel post precedente.

Un manga, non poteva che essere un suggerimento della mia amica Mara, veterana di chemioterapie, sì, ma pure di viaggi in Giappone ed esperta di tanta cultura asiatica. Mi fido di lei per questo, e per un sacco di altre cose. Un sacco molto capiente.

3. Una nuova fascia per il mio cranio seminudo

Di quelle che piacciono a me, con il filo metallico all’interno per modellarne la forma e la direzione delle estremità.
È un regalo di Samuela, che conosco dagli anni ’80: da bambine siamo state compagne di scuola; da adulte siamo state compagne di ventura per un breve periodo a Roma, quando le ambizioni professionali, i sogni e le energie più tignose aiutavano a sopportare tutto, ogni delusione – quelle amorose, quelle lavorative, e insieme l’avvilente sciatteria della quotidianità che solo una città come Roma mostra nella sua piena ineluttabilità.
Poi siamo tornate a vivere tutte e due nel posto da cui eravamo partite. Solo la vita di paese, forse, permette di ritrovarsi, dopo decenni, a bere insieme un tè freddo in veranda.

4. Una canzone: Robert Plant, The Rain Song

Il mio inarrivabile amico custode Fabio è stato ieri al suo concerto all’Arcimboldi di Milano [Robert Plant & “Saving Grace”, feat. Suzi Dian], ha registrato dal vivo questo brano e me lo ha mandato stamattina.

Questo nel video è l’originale dei Led Zeppelin dall’album Houses of the Holy del ’73. Il live milanese di ieri sera, invece, è solo per noi di famiglia.

Se la paziente (oncologica) non va dallo psicoterapeuta…

Oggi A., il mio psicologo oncologico inviato dalla Breast Unit AV5 dello IOM di Ascoli Piceno, è venuto a trovarmi nella stanza dove stavo facendo la terapia, iniziata in ritardo notevole, perché io non potevo raggiungerlo in tempo per l’appuntamento nella stanza giusta con appresso tutta la flebo e la pompa a infusione che suonava in continuazione per “occlusione a valle” (non sto ferma, mi muovo troppo, uso entrambe le mani per leggere, scrivere, mangiare, bere, gesticolare).

Dunque abbiamo fatto la nostra seduta al mio capezzale, come succede anche fra il prete e altre pazienti, qui, quando lui passa per salutarle e dire insieme le preghiere che vogliono dire.

Quando e dove mai ricapita che lo psicoterapeuta va dal paziente se il paziente non va dallo psicoterapeuta? Gratis, poi. Qui in reparto è possibile.

Pazienti oncologici: branco di fottuti privilegiati.


“Di Salvatore Annalisa, nata 02/09/1981, Kg 57, H 1.65, Mq 1.62.
In data 06/09/2023 esegue 10° taxolo settimanale:
Sol. fisiologica 100 ml + Pantorc 1 fl in 20′ – Sol. fisiologica 100 ml + DECADRON 8 mg in 15′ – Sol. fisiologica 100 ml + TRIMETON 10 mg (1 fiala) in 15′ – Sol. fisiologica 100 cc + Ondansetron 1 fiala in 20′ – TAXOLO 120 mg (80 mg/mq approssimato) in 250 ml sol. fisiologica (durata infusione: 1 ora) da utilizzare con l’apposito set di infusione (non impiegare materiali in PVC: agocannule, connettori). Un infermiere deve essere sempre presente e il medico nelle immediate vicinanze”.

Scheda clinica