16. gelo di anguria

Giorno 92

Seconda serie di chemio, terzo ciclo di taxolo.

Due cose su date, numeri e agnizioni spaventose:

  1. Oggi sono passati tre mesi esatti dalla prima chemio: lo scorso 17 aprile è stato il giorno 1. Stasera, brindisi con due dita di birra del supermercato.
  2. Oggi è la prima chemio senza PICC. Tornare a vivere senza PICC è bellissimo. Fare una chemioterapia di circa due ore e mezza con un comune ago cannula, no. Il taxolo danneggia, prima di tutto, la vena prescelta per il suo tragitto. Ho scoperto, inoltre, il motivo per cui, soprattutto durante la prima serie di quattro chemio a base di epirubicina e ciclofosfamide, le infermiere spostavano leggermente il viso, già coperto per metà dalla mascherina chirurgica, quando mi medicavano il PICC a fine terapia e tappavano in fretta il tubicino che dialogava con l’esterno: era per evitarsi anche la più trascurabile, accidentale inalazione del farmaco. Agnizione spaventosa, buona per l’ultimo atto di una tragedia d’imitazione classica: io sono il Male e mi diffondo [ma è davvero un’agnizione, questa? Mi serve il taxolo per scoprire la mia identità?].

Gli amuleti di oggi:

1. Il turbante e gli orecchini fatti a mano dalla Ros da Kimono Craft

Due creazioni artigianali del suo marchio Kimono Craft. Le ho ricevuti in regalo insieme a un rossetto liquido Ever&ever Matt 05 di RVBLAB, color corallo, che sa di burro di cacao e profuma di donna gentile. Sul turbante è cucito un minuscolo ciondolo a forma di cuore sacro, che va proprio al centro della fronte. Tutto era confezionato in una scatolina di cartone con sopra scritto a mano: “Piccolo kit della felicità per i giorni NO”. Grazie, cara Ros. Emani tutta la luce ambrata del tuo (del vostro) B&B Mondo Piccolo, il mio posto felice nella campagna della bassa parmense. Fra i miei desideri, quello di tornarci per qualche giorno.

2. La nuova borsa per l’estate, cucita dalla mia amica Irene

Una delle sue creazioni artigianali del suo progetto KoKoro. Ne ha fatta una diversa per ogni amica presente al pranzo giapponese a casa di Mara. Per me ha scelto il tema del viaggio, e del mondo. Grazie, mia cara Ire, folletto geniale, creativo, generoso e autentico.

3. Un libro ricevuto in regalo da zio Cesare

Ada D’Adamo, Come d’aria (Elliot 2023).

È incredibile come chi ti vuole bene, anche se legge meno di te o non legge i libri che leggi tu, si impegni a cercare, individuare e verificare il libro che potrebbe renderti felice, e che non hai ancora letto. Non è facile regalarmi un libro senza conoscere le mie letture o i miei desideri di lettura. C’è chi ci prova, fa ricerche, chiede consigli a chi ne sa di più, ci perde tempo e alla fine ci riesce.

Grazie, zio Cesare.

4. Il ricordo bello della recente rilettura de’ I viaggi di Giovannino Perdigiorno di Gianni Rodari.

I viaggi di Giovannino Perdigiorno (Einaudi Ragazzi) sono 15 testi fra filastrocche e favole, e ognuna racconta un’avventura di Giovannino, piccolo grande esploratore curioso, capace di stupirsi come sanno fare solo i bambini. I mondi che incontra, però, non lo convincono; ogni volta ci resta un po’ male e così ogni volta riparte alla ricerca di un “paese senza errore”.

Durante la sua ricerca, visita posti incredibili: paesi dove gli uomini sono fatti di zucchero, di sapone, di burro, di ghiaccio, di gomma, di carta, di tabacco; il pianeta di cioccolato, di nuvole, il pianeta malinconico e il pianeta fanciullo, quello abitato dagli uomini “più”, quello degli uomini blu, quello dove comanda il vento, quello dove nessuno va mai a dormire e quello dove le persone, invece di dire sì o no, rispondono sempre “ni”.

L’ultimo paese che Giovannino visita è il paese senza errore: dove tutto è perfetto.

5. Una poesia di Nâzım Hikmet che non conoscevo, e che tengo per me.

L’ago cannula della chemio, per oggi, sta sul polso destro. Più su no, perché l’ago del prelievo di routine, fatto due ore prima, mi ha procurato un piccolo ematoma. Non ho vene così belle come pensavano. Una mattina, due buchi.

Ho davanti a me altri 9 prelievi di routine e altri 9 cicli di chemio, se tutto va bene, fino alla fine di settembre (c’è chi li ha a tempo indeterminato, ogni tre settimane e lontano da casa).

Ma io stasera preferisco pensare che, dal 17 aprile a oggi, ho superato con dignità il mio primo quarto di tempo: un tempo fatto di chemioterapie e relativi prelievi settimanali; visite oncologiche, visite senologiche a Milano, biopsie, mammografie, ecografie, ecodoppler, lastre e tac, scintigrafie ossee, test genetici; attese snervanti, cattive notizie e notizie a metà; dolori in quasi ogni parte del corpo fra ossa e articolazioni, spossatezze estreme e fiato corto, mucosite alla gola e attacchi di tosse furibonde fino a crisi respiratorie, eruzioni cutanee, stipsi severa durante la prima serie di chemio EC e diarrea durante la seconda serie a base di taxolo, reflussi gastrici, falsi infarti e corse notturne in ospedale, flebite e rischio di trombosi; farmaci torrenziali ogni giorno, 47 iniezioni quotidiane di eparina sulle cosce, 4 iniezioni di pegfilgrastim per la crescita dei globuli bianchi, piani alimentari per la nutrizione oncologica; la perdita dei capelli e il cranio nudo. La menopausa precoce. I cocci pescati dalla mia Scatola della Rabbia e spaccati contro il muro del garage. E altre cose mie.
Ad alcuni pazienti va molto, molto peggio.

Durante l’infusione di taxolo, mi addormento di sasso, dopo una crisi di brividi di freddo che mi ha fatto chiedere una coperta a luglio.

Mia madre mi scatta una foto mentre dormo, immobile, avvolta nel mio sudario bianco come la mia faccia: sembro morta. Quando mi sveglio, – non mi sono nemmeno accorta che ho finito l’infusione e che l’infermiera La Roscia sta staccando tutto -, mamma mi dice: “Ti ho fatto il gelo di anguria. È tipico siciliano. Ma non mi è venuto buono, non conosco la vera ricetta tradizionale. Domani faccio la crema al caffè”.

Torno a casa su gambe tremule e cedevoli, accompagnata da mio padre.

Mi affaticano molto i movimenti in salita e abbassarmi sulle ginocchia. Papà mi aiuta a salire le scale stando alle mie spalle e sostenendomi il bacino con le mani sui fianchi. Io penso a quando faceva la stessa cosa per aiutarmi mentre imparavo a camminare, quasi 42 anni fa.

[Il gelo di anguria era buonissimo. È buono tutto quando hai fame, oppure quando non conosci la vera ricetta tradizionale]

[Ho ricevuto in regalo tante altre cose in questo periodo, ogni tanto ne menziono una oppure, a ogni ciclo di chemio, ne porto qualcuna addosso. La gratitudine è verso ogni mittente di ogni regalo]