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Da quando ho iniziato a scrivere in questo blog, ma anche da prima, quando mi limitavo a una serie improvvisata di post pubblici su Facebook, ricevo messaggi privati di donne che hanno o hanno avuto un cancro al seno.

Molte di loro, non le conosco. Mi contattano su Facebook, su Instagram, o via email, oppure tramite il modulo contatti in questo sito. A volte, le incontro di persona e ci conosciamo. Altre volte, ci scriviamo e basta.

Nel bosco delle donne-albero: voci, bisbigli, echi e risonanze

Gianna, per esempio, è una delle lettrici silenziose di questo blog. Mi ha trovato lo scorso settembre, mentre cercava testimonianze su internet, ma mi ha scritto solo in questo mese di aprile, dopo aver letto il mio post su quanto, quanto mi mancano i miei capelli lunghi.

Arianna mi ha scritto un messaggio su Facebook diversi mesi fa, alla vigilia del mio intervento di mastectomia, dicendomi che le ricordo la scrittrice Etty Hillesum «perché nella sua odissea ha trovato il fiore oltre il filo spinato».

La giovanissima Elisabetta ha un profilo Instagram dedicato al tema (e un viso incantevole). Nei suoi post pubblici documenta l’esperienza della malattia e delle cure. In questo caso, sono stata io a trovare lei.

Ancora io, ho trovato il documentario #IOSCRIVO dell’autrice e regista Matilde D’Errico, che spero di conoscere alla Race for the Cure di Roma il prossimo 12 maggio.

Annalisa è una biologa e professoressa universitaria. Insieme alla sua amica e Coach Elena Boscos, ha lanciato da poco un podcast che si chiama Balcone magico (ogni settimana una nuova puntata). Mi ha scritto che abbiamo in comune il nome e la malattia, ma secondo me abbiamo in comune un po’ di più.

Di recente, davanti a una tazza d’orzo in piazza, Barbara – bellissimi capelli grigi appena ricresciuti e un sorriso luminoso – mi ha detto che ha scoperto l’esistenza della EU Disability Card grazie a un mio post. Lei ha saputo di PinkInk Series su un articolo di Riviera Oggi, una testata giornalistica locale. Barbara mi ha fatto una domanda che mi ha spiazzato. Mi ha detto:

«Il tuo progetto delle testimonianze fa bene a tante persone. Ma a te? A te fa bene?».

Le ho risposto che a me fa bene scrivere. A molte persone che mi seguono, fa bene leggere ciò che scrivo, anche nonostante io scriva di una malattia oncologica che spesso è a loro estranea. Alle donne-albero, invece, fa bene sentirsi parte di una rete.

Che poi le storie di altre pazienti oncologiche mi lavorino dentro mentre le ascolto, così come le ascoltavo in reparto durante le infusioni di chemioterapia, è ineluttabile, credo. No?

Prima delle donne-albero: Kintsugi Project. 5 scatti d’autrice

Il Kintsugi Project è nato a ottobre 2023, mentre aspettavo l’intervento di mastectomia. Come scrivevo nel post dedicato, è una specie di spin-off di PinkInk Series.

È nato da un’emozione primaria, da sempre disponibile agli umani come agli animali, necessaria a proteggersi di fronte ai pericoli e utile alla creatività: la paura.

06/10/2023

All’inizio, pensavo solo a un piccolo progetto fotografico accompagnato da testi miei che raccontassero gli ultimi cinque giorni di vita del mio seno destro, prima dell’intervento.

Insieme alla fotografa Barbara Di Cretico e alla Make-up Artist Mariangela Palatini, abbiamo tirato fuori cinque momenti in bianco e nero.

È possibile che presto faremo nuove foto, stavolta a colori e all’aperto, per raccontare la cicatrice, la crepa che l’arte della ceramica giapponese del Kintsugi ripara.

Poi, il Kintsugi Project si è aperto all’esterno.

Già nel post di presentazione, scrivevo: “… se la mia storia si unisse a quella di altre donne, diventando corale, sarebbe bellissimo“. Ed è successo.

Finora sono state pubblicate le storie di:

Antonella

Antonella è una donna abruzzese più forte che gentile. Femmina sanguigna, temperamento terroso che nasconde un tesoro di delicatezze riservate a pochi. All’inizio del 2017 Antonella incontra per la prima volta il suo cancro al seno sinistro: carcinoma lobulare infiltrante multiplo G2.

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Loriana

Loriana è una donna ascolana con il Carnevale nel sangue. È una donna sana e forte che si affaccia alla soglia dei quarant’anni, quando, nel 2002, con le dita sul suo seno sinistro si ritrova a tastare un nodulo, piccolo e duro come un nocciolo di ciliegia.

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Barbara

“Ho sempre vissuto la vita col piede sull’acceleratore”. È così che Barbara, ex giocatrice semiprofessionista di pallavolo, inizia a raccontarmi di sé. Nel 2015, a 51 anni, Barbara si ritrova a uno screening di prevenzione e incontra una dottoressa senza sorriso che le dice con la voce metallica di un dispositivo elettronico: “C’è qualcosa che non va”.

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Catia

Catia ha 47 anni, quasi tutti vissuti in mezzo ai libri. Ne legge un paio a settimana e fa la libraia da vent’anni. Nel 2014, all’età di 38 anni, Catia scopre di avere un carcinoma duttale G2. Pensa: “Forse me lo merito”.


Caterina

Nell’agosto del 2017, proprio in un periodo in cui la sua buona abitudine alla prevenzione si è impigrita, Caterina sente un nodulo al seno destro. Ecografia e mammografia fanno dire alla dottoressa: «E che ti devo dire, Caterì: questo è un tumore».


Partecipare alle Storie delle donne-albero. Come funziona

Semplice. Tu mi scrivi e mi fai sapere che vuoi partecipare al progetto. Ci incontriamo di persona se la distanza ce lo permette, altrimenti ci vediamo in videochiamata.

Davanti a una tazza di tè (o quello che preferisci), ci raccontiamo un po’ di fatti nostri mentre io prendo appunti sul mio taccuino verdementa. Se siamo a casa mia, metto un po’ di musica e preparo un ambiente confortevole e intimo. Ti chiedo (quando mi ricordo) di indicarmi una delle tue canzoni preferite, oppure quali ascolti o ascoltavi durante le terapie e perché.

A proposito di canzoni

Di recente, ho creato una playlist su Spotify che raccoglie tutte le canzoni citate in questo blog, e altre.

Durante la nostra chiacchierata, ti farò alcune domande dirette, ma perlopiù ti lascerò parlare a ruota libera. Non è una vera e propria intervista, nemmeno nella forma finale: la tua storia diventa un racconto di te in terza persona. Io sto sempre fra i piedi, e mischio la tua storia con la mia, unisco la tua voce alla mia.

La natura di PinkInk Series (e del Kintsugi Project)

Come è spiegato anche nelle info di questo sito, l’intero progetto PinkInk Series è – e resta – un mio personale progetto di scrittura narrativa, senz’altro favorevole a forme di impegno sociale a sostegno della ricerca sui tumori, ma privo di smanie e ardori attivisti.

In PinkInk Series, la malattia è trattata – ed è trattabile sempre – come un materiale, una risorsa, un’opportunità per la scrittura, che si scriva per mestiere o anche no.

Se la scrittura qui è interpretata come uno sfogo personale o come testimonianza lacrimevole di una «guerriera che lotta contro la malattia», allora PinkInk Series non fa per voi.

Lascia un segno del tuo passaggio

Puoi scrivermi all’indirizzo annalisa@pinkinkseries.it oppure lasciarmi un messaggio nel modulo qui sotto. Ti risponderò non appena possibile.

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Fatevi vive.