race for the cure 2024

In questi giorni sto organizzando le idee per un nuovo possibile progetto insieme a Barbara Di Cretico.

Barbara è la fotografa con cui, e grazie alla quale, ho realizzato una parte importante del Kintsugi Project, forse la più intima per me, perché ha coinvolto il mio corpo prima della mastectomia.

Qualche giorno fa, Barbara mi ha inviato un messaggio su Whatsapp con il link a un documentario che non conoscevo.

#IOSCRIVO: il documentario di Matilde D’Errico e la video-rubrica

Matilde D’Errico è autrice e regista televisiva, conosciuta per programmi come Amore criminale e Sopravvissute. Anche lei sarebbe una delle mie donne-albero, perché nel 2016 ha avuto una diagnosi di cancro al seno.

1. Il documentario

Nel 2020, durante il primo lockdown, Matilde ha realizzato un documentario andato in onda su Rai3 grazie al sostegno di Komen Italia e con la collaborazione del reparto di Senologia e Terapie Integrate del Policlinico Gemelli di Roma.

Si chiama “Io scrivo” e si può vedere su RaiPlay. Ecco le parole della presentazione:

Storytelling come terapia. Scrivere per capire, metabolizzare e affrontare le emozioni che genera la diagnosi e la cura di una malattia come il tumore al seno. Questo lo scopo di “Io scrivo”, il progetto di storytelling realizzato con alcune donne del reparto di Senologia e Terapie Integrate del Policlinico Gemelli di Roma. A guidarle come insegnante, Matilde D’Errico, autrice e regista del documentario, che ha affrontato e curato nel 2016 un tumore al seno”.

RaiPlay

Nel documentario Matilde cita Vite che non sono la mia di Emmanuel Carrère (traduzione di Federica Di Lella e Maria Laura Vanorio, Adelphi, 2019). È uno dei libri più coraggiosi di Carrère, un autore che leggo e amo molto. Qui sa farsi da parte per dare voce al dolore degli altri. Leggetelo.

2. La video-rubrica

Nello stesso anno, Matilde ha curato anche una video-rubrica omonima, dedicata a un laboratorio di scrittura per tutte le donne che hanno o hanno avuto un cancro al seno.

La rubrica ha una trentina di puntate che si possono vedere sul sito di Komen Italia, oppure sul canale YouTube dell’organizzazione.

Cosa combinano le persone creative quando hanno una diagnosi di cancro

Scrivono. Fotografano. Dipingono. Disegnano. Fanno film. Creano cose.

Matilde D’Errico, che per lavoro scrive e realizza programmi televisivi e altro, ne ha cavato fuori un documentario e una video-rubrica.

Un altro esempio che ho ben in mente è quello della fotografa jesina Francesca Tilio, che nel 2015, dopo una diagnosi di cancro al seno, ha realizzato il suo Pink Project.

Ecco una delle foto che si trovano sul suo sito, la mia preferita.

francesca-tilio-pink-project
Pink-Project-Francesca-Tilio-PP03 – ©Francesca Tilio

Quando con la creatività ci lavori, ti esprimi con quello che hai. Io, per lavoro e per vizio quotidiano, scrivo. PinkInk Series è l’unica cosa che potevo fare quando mi sono ammalata.

Komen Italia

Ho scoperto dunque l’esistenza dell’organizzazione Komen Italia soltanto in questi giorni, grazie al documentario di Matilde D’Errico, che ho scoperto grazie a Barbara. Così funzionano le connessioni fra le persone: creano opportunità di scoperta e incontri.

Race for the Cure 2024

Komen Italia, tra le molte cose che fa, organizza da 25 anni una manifestazione che si chiama Race for the Cure: è un evento di sport, salute e solidarietà aperto a chiunque (malati e non). Si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, a Roma e in altre 4 città italiane: Bari, Bologna, Brescia e Matera.

Si può scegliere di partecipare a una passeggiata di 2 km, una corsa di 5 km, o una gara di 10 km. Con una donazione minima di 22 euro, si può ricevere a casa il kit per partecipare: maglietta e zaino.

Domenica 12 maggio a Roma: vieni a passeggiare con me?

Io andrò alla passeggiata di Roma, domenica 12 maggio. Sono iscritta nella categoria “Donna in rosa” perché ho avuto il cancro al seno e mi sto ancora curando.

Ieri ho creato una squadra. Si chiama PinkInk Series.

race-pinkink-team

Più partecipanti riuscirò a coinvolgere, più donazioni saranno raccolte a sostegno della ricerca sui tumori del seno. Quasi ovunque leggo “lotta contro”, io preferisco parlare di “ricerca su” perché è lì che vanno i soldi delle donazioni e perché avere il cancro non è andare in guerra: è una brutta faccenda della vita come altre. Il linguaggio bellico non mi appartiene e non ne ho mai fatto uso in questo blog né in tutta la mia esperienza di malattia. Nei reparti di oncologia e sui tavoli delle sale operatorie non ci sono guerriere né martiri: ci sono persone.

Vieni?

Ecco il link per partecipare con la mia squadra: https://www.raceforthecure.it/race/team/38/detail/6912.

La prima persona a iscriversi è stata mio fratello Alessandro, che ringrazio. Poi si è iscritta Chiara, una mia amica ed ex collega di Roma con la quale in passato ho fatto tante belle cose.

Poi ci sarai tu. Potrei essere felice.