9. come michela murgia (1)

Giorno 23.

Dopo il secondo ciclo di chemioterapia (Trattamento EC in regime “dose-dense”).

Ieri ho saputo del carcinoma renale di Michela Murgia.
Ho visto sui social il video del taglio dei capelli, ho letto l’intervista di Aldo Cazzullo dello scorso 6 maggio sul Corriere della Sera.
La settimana prossima, il 16 maggio, uscirà per Mondadori il suo nuovo libro, “Tre ciotole”. Il sottotitolo è: “Rituali per un anno di crisi”. Non ho letto molti libri di Michela Murgia, ma questo in arrivo mi pare una lettura da prendere in considerazione, per me, adesso.

I miei capelli sono andati via durante il fine settimana. Non tutti, non insieme, non nello stesso posto.

Anch’io, alla fine, li ho rasati come ha fatto Murgia – con clamore e seguito minori.
Ho scoperto così di avere un bel cranio rotondo, pieno, aggraziato, senza gli spigoli d’ossa che mi sono sempre trovata addosso, sul viso, sulle spalle, sul bacino.

È un buon incontro, quello col proprio cranio.
C’è molto da scrivere in proposito, ma non stasera, né a breve: oncologia e narrazione, in questo momento, non vanno d’accordo nel mio corpo.

Corpo, tuttavia, sorprendentemente gagliardo e fiero (chi l’avrebbe mai detto). I globuli bianchi mantengono la loro linea di difesa e non si lasciano falciare. Ma il disappunto, quello sì: hanno cominciato a farmelo presente. La chemio ha iniziato ad arrostire le mucose della gola e della bocca. Respirare, a volte, può rivelarsi un gesto non così naturale. Mi procuro sollievo con il gelato e lo yogurt che la nutrizionista oncologica ha escluso dal mio piano alimentare. E me ne fotto.

In questi giorni avrei molto da scrivere per il progetto social “PinkInk Series” – che state seguendo con un interesse e un affetto di cui vi ringrazio. Avrei appunti da prendere, frasi da annotare per quando avrò voglia di provare a fare qualcosa di più importante, o più utile, o addirittura più ambizioso.
Ma vi dirò: un po’ c’è fatica, un po’ c’è da riflettere meglio su cosa sto facendo, e un po’ c’è Murgia.

In compenso, vorrei dare una buona notizia a chi è riluttante a parlare di cancro sui social (e a usare la propria vita per raccontare una storia universale): la chemio consuma, fra le altre cose, anche uno strato di epidermide. Mai avuta, io, una pelle del viso così liscia, morbida e luminosa. Sul serio.