invalidità

Nel 2023 ho lavorato molto meno del solito, a causa della malattia, dei mesi di chemioterapia che spesso mi hanno messo in difficoltà, e delle trasferte frequenti a Milano per esami diagnostici, intervento di mastectomia, visite di controllo e medicazioni post-chirurgiche.

Da febbraio a dicembre, ho speso più di quanto ho guadagnato.

Chi, come me, lavora in libera professione (e quindi con partita iva) sa bene che ammalarsi è un guaio anche per il proprio lavoro: nessuno ci paga ferie e malattie, se non lavoriamo non guadagniamo quello che ci serve per [soprav]vivere. È semplice: guadagni quanto effettivamente fai, in base agli importi delle fatture che emetti (al netto delle tasse, chiaro, no? No?).

Tuttavia, quando hai un brutto cancro perfino entità come lo Stato hanno pietà di te.

Esiste l’ANMIL (Associazione Nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro), che ti aiuta a produrre tutta la documentazione medica che serve a certificare il tuo stato di invalidità e ottenere, in caso di idoneità, degli assegni mensili. Uno di questi è la pensione di invalidità civile (legge n. 104/1992).

A me, dopo una serie di scartoffie e accertamenti, è stata riconosciuta un’invalidità al 100%. Per un momento, mi sono sentita molto fortunata. Il mio assegno mensile è di 333,33 euro e sarà revocato non appena risulterò non soltanto “tecnicamente guarita” come già risulto rispetto al cancro al seno, ma anche fuori pericolo rispetto a recidive, che nel mio caso sono frequenti entro i primi tre anni dalla guarigione. Una visita privata con il mio senologo costa 292 euro.

Nel «pieno rispetto della dignità umana»

L’Art. 1 della legge n. 104/1992 dice così:

La Repubblica:
a) garantisce il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona handicappata e ne promuove la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella
società;

b) previene e rimuove le condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della persona umana, il raggiungimento della massima autonomia possibile e la partecipazione della persona handicappata
alla vita della collettività, nonché la realizzazione dei diritti civili, politici e patrimoniali;

c) persegue il recupero funzionale e sociale della persona affetta da minorazioni fisiche, psichiche e sensoriali e assicura i servizi e le prestazioni per la prevenzione, la cura e la riabilitazione delle minorazioni, nonché la tutela giuridica ed economica della persona handicappata;

d) predispone interventi volti a superare stati di emarginazione e di esclusione sociale della persona handicappata.

LEGGE 5 febbraio 1992, n. 104 su Gazzetta Ufficiale [mia l’evidenziazione in rosa]

Non è proprio il linguaggio chiaro, breve e concreto della Costituzione così come luminosamente analizzato anni fa da Tullio De Mauro, ma è un bel testo, con belle parole come “rispetto”, “dignità”, “diritti”, “libertà”, “autonomia”, “integrazione”, …

Comunque, una cosa bella della libera professione, soprattutto se svolta da remoto a casa, è che puoi recuperare il lavoro perso non appena puoi e quando vuoi, lavorando di più e in orari improbabili.

In ogni caso, la cultura è sempre gratis

Come ho già scritto in un altro post, nella condizione di invalidità ci sono vantaggi anche molto più palpabili della dignità: la Carta Europea della Disabilità.

L’ho richiesta e ricevuta a casa qualche tempo fa, plastificata, lucida e scintillante. La tengo nel portafoglio insieme alla carta di identità, la patente, la tessera sanitaria, la carta di credito, e il tesserino identificativo della mia protesi mammaria (una specie di passaporto, utile in alcuni casi più o meno spiacevoli). Ci tengo anche minuscole foto di alcune persone care, tutte ancora vive.

Con la mia Carta Europea della Disabilità, che mi scadrà nel 2034, entro gratis ai musei in Italia e nel resto d’Europa. In alcuni, entra gratis anche un mio accompagnatore.

Ci si sente davvero delle creature privilegiate, noi invalidi, noi spudorati sfacciati svergognati disabili. Giuro.

Sto per iniziare il mio quarto ciclo di capecitabina, se i valori del sangue prelevato stamattina risultano ancora buoni e se alla visita di domattina la mia oncologa dirà che sì, si può iniziare il quarto ciclo. Di solito fila tutto liscio, perché i miei globuli bianchi sono fieri e tenaci. E io, un’invalida dignitosissima.