13. scrutini

Giorno 71

Seconda serie di chemio, primo ciclo di taxolo.

Ho fatto una pausa di 25 giorni dall’ultimo ciclo di “EC dose-dense” della prima serie. Una pausa imprevista, un fuori programma allarmante per la mia oncologa smaniosa, benefico per me che mi sono presa una boccata d’aria (mai abbastanza, per come la vedo io).

Gli amuleti di questa volta sono addirittura quattro:

1. Nuova t-shirt

L’ho comprata su tostadora.it in onore del primo e non ultimo taxolo della mia vita.

2. Nuovi calzini

Un regalo di mia cugina Cristina. Con la sirenetta che nuota felice e a suo agio nel mare, dove io invece non potrò fare mai un cazzo di bagno per tutta l’estate, per via del delicatissimo PICC impiantato sul mio braccio da metà aprile (incredibile, comunque, che con tutta questa ricerca sul cancro non abbiano ancora inventato un PICC waterproof), per via anche del sole bastardo, delle possibili infezioni e punture di creature marine e mostri degli abissi.

3. Un libro da leggere

Jane Campbell, Spazzolare il gatto, traduzione di Federica Bigotti, Edizioni Atlantide, 2023.

Una frase da pagina 35:

“Adesso non possiedo nulla, tranne, suppongo, il mio corpo e la mia mente, così come sono dopo numerosi decenni di utilizzo. Mal-utilizzo, talvolta”.

4. La cartellina estiva delle creazioni di elinor marianne

Stamattina, su un letto del reparto di oncologia, ritaglio fiori da incollare sulla mia agenda creativa annuale, già gonfia a giugno.


Scrutini

Di solito, all’inizio dell’estate, mi capita di fare un po’ il punto della situazione, tipo scrutini di fine anno scolastico: che ho combinato? Ho imparato qualcosa? Mi merito i miei giorni in montagna ad agosto, con le escursioni fra i boschi che mi piacciono tanto? A settembre, poi, ho da recuperare qualcosa?

Quest’anno, il mio scrutinio l’ho fatto nella notte di San Giovanni, fra il 23 e il 24 giugno, mentre mi intristivo per non essere potuta uscire al tramonto a raccogliere fiori ed erbe di campo, perché stesa a letto da un calo di pressione.

Un anno, questo, inaugurato con una diagnosi di cancro. Una chemio brutale e un po’ meno efficace delle attese. Tra gli effetti collaterali, la mucosite che mi ha ulcerato la gola. La flebite al braccio fiaccato dal PICC; le cosce crivellate e illividite dalle iniezioni quotidiane di eparina. Le difese immunitarie precipitate e una recente settimana di Covid, con una giornata di febbre alta da delirare. Una costola incrinata da una crisi violenta di tosse causata dalla mucosite. La pelle che si sfalda e sfarina, perché “eh, la chemio lo fa”. I dolori che mi attraversano la spina dorsale. Il fiato corto e una spossatezza mai ricordata.

Tutta un’estate da vivere in attesa di una mastectomia a Milano e certi brutti pensieri che, di recente, hanno iniziato ad abitarmi la testa calva. Le escursioni d’agosto fra i boschi in montagna, temo che me le sognerò, considerato che non reggo nemmeno la fatica di fare le scale di casa a giugno.

Il cuore gonfio – di gioia poca – e l’assenza di quiete. Una pena muta e sotterranea, di cui non dico. Le cose che mi fanno male davvero, io non le dico. La malattia, in confronto, mi fa un baffo. La chemio è un’opportunità, come il cancro, per tornare a scrivere qualcosa di tragicomico e bizzarro, di amaro leggero leggero, che fa bene a me e fa sorridere chi mi legge. È quanto basta.

Al matrimonio del mio migliore amico

L’altro ieri, sabato 24 giugno 2023, ero al matrimonio del mio migliore amico – l’amico di una vita intera, l’amico di famiglia, l’amico mio adorato di cui sono stata orgogliosa testimone di nozze.
Ho firmato il suo atto di matrimonio contenuta in un lungo abito di raso color ottanio, il cranio avvolto in un turbante coordinato e annodato a mano.
All’aperitivo di benvenuto, avevo un calice di passerina spumantizzata e un mezzo sorriso tignoso che diceva: “Affanculo la tristezza”.
Ho evitato per tutto il tempo i brindisi più tradizionali in cui si esclamava “Salute!”, ma solo per evitare una risata potente e finire così di fratturarmi la costola già incrinata.


Per quanto riguarda il mio scrutinio, a fine settembre mi toglieranno il PICC, non appena conclusa la chemio: da recuperare, credo, ci sarà solo la pelle del braccio, irritata e piagata dalle medicazioni settimanali a base di clorexidina, garze raspose e strappi energici di cerottoni a cura di infermiere gentili, ma scoglionate.