12. fragole

Giorno 45

Quarto ciclo di chemioterapia: trattamento EC in regime “dose-dense”, l’ultimo di questa prima serie di infusioni rosse, aguzzine, spietate, tanto efficaci contro il mio carcinoma infiltrante G3 quanto impietose verso il resto del mio corpo sano.

Amuleti per questa occasione, tre:

1. Calzini nuovi: fragole

Oltre a trovarci in stagione, oltre alla generosa quantità di fragole che la mia alimentazione include in questi giorni, c’è di più: un’associazione libera che mi viene sempre, sempre in mente alla parola “fragole”. Soprattutto quest’anno.

“Il posto delle fragole” è un film del 1957 di Nostro Signore Ingmar Bergman, uno dei film della mia formazione. Chi di voi ama un certo cinema, lo avrà già visto e rivisto. Chi di voi non ama un certo cinema, potrebbe comunque averne sentito parlare perché il film è molto famoso e il titolo è diventato un’espressione comune. Se né l’uno né l’altro, buttateci un occhio: potrebbe entrare a far parte delle vostre vite.

Cosa succede nel film, detto semplice semplice: il Professor Eberhard Isak Borg è un anziano, illustre e bisbetico medico che parte per un lungo viaggio in auto da Stoccolma a Lund, in buona compagnia, allo scopo di andare a ritirare un prestigioso premio alla carriera. Durante il viaggio, torna a rivedere la casa dove andava sempre in vacanza da giovane: un posto bello, colmo di fragole selvatiche tutte da cogliere e godersi, dove è stato felice, leggero, spensierato, innamorato. Isak comincia così a ripensare a tutta la sua vita, mentre intanto, lungo il tragitto, va discutendo con i suoi compagni di viaggio di temi non proprio svagati (dell’esistenza di Dio, per esempio).

Di cosa parla il film, secondo me: del senso che potrebbe avere la vita, e del senso che potrebbe avere la sua fine. Del tempo che passa, del fallimento, del rimpianto, del cambiamento, e della luminosa opportunità di fare pace col passato. Della vitale centralità degli affetti, delle nostre persone care, e di come spesso ci accorgiamo tardi di quanto è bella la delicatezza, quanto è preziosa la gentilezza, quanto è decisiva l’empatia.
“Il posto delle fragole”, insomma, parla di un sacco di roba seria.

Per quanto riguarda i calzini con cui mi ingegno per bilanciare tutta questa serietà, la dolce signora Antonietta – che ha 95 anni, è piccola piccola, e fa una chemio più leggera della mia, sdraiata su un lettino accanto a me, – mi ha detto che le mettono tanta allegria. Io allora le ho confessato che oggi indosso mutande coordinate, spensierate e perfettamente identiche al calzino sinistro (che può diventare anche destro, secondo il giorno e l’umore).
A lei, alla piccola signora Antonietta, sento che posso anche mostrarle.

2. Una vecchia t-shirt a cui tengo molto, dedicata alla serotonina.

La serotonina, nota ai più come “ormone del buonumore” o “della felicità” , è un neurotrasmettitore che più o meno tutti abbiamo. Ha molti ruoli importanti, uno di questi è la regolazione del tono dell’umore: poca serotonina, tanta depressione.
Sulla maglietta c’è scritto anche: “Ci vuole poco per essere felici. Basta inibire la ricaptazione della serotonina”.

3. Un libro: Michela Murgia, Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi (Mondadori, 2023).

Ne avevo detto qualcosa nel post n° 9 delle PinkInk Series.
Ho selezionato dalle prime pagine uno stralcio di dialogo, scritto in terza persona, fra la protagonista e il suo oncologo:

«… “Lei che nome vorrebbe dargli?”.
Era una richiesta strana quella di battezzare un tumore. Le risuonarono in testa tutte le parole che conosceva già. Brutto male. Male incurabile. Il maledetto. Il bastardo. Quella cosa. Non gliene piacque neanche una e d’impulso disse: “In coreano quella parola si dice ‘am’. Crede che potrei usare quella?” […]. Si aspettava che il medico ridesse, ma lui invece sembrò ponderare la risposta, pensandoci qualche secondo. Poi annuì serio porgendole le prescrizioni nel pertugio del plexiglas.
“Mi scuserà, non so nulla di coreano, ma in inglese ‘am’ è la prima persona singolare del verbo essere, quindi credo che sia una parola abbastanza giusta”, sorrise. “Potrà rispondere ‘I am’, come se dicesse ‘quello che ho è qualcosa che sono’, e non sarebbe niente di impreciso”.»

(pp. 13-14).

Infine

Sulle condizioni di salute in cui sono arrivata a questo quarto ciclo di rossa che conclude la prima parte del percorso, ci sarebbe molto da raccontare. Non oggi. Per oggi, meglio amuleti, film e libri che fanno bene.

Per chi segue con affetto le mie PinkInk Series e ha letto il numero 10: mia madre oggi ha mantenuto la promessa fatta alle infermiere gentili e ha portato quella sua irrinunciabile crostata per le loro merende. Ci ha messo le fragole.

[Credo che quasi tutti noi abbiamo il nostro “posto delle fragole”. Il più delle volte, per qualche motivo che non abbiamo voglia di indagare, ce ne ricordiamo solo quando è assai lontano dal nostro tempo presente, o dallo spazio della nostra quotidianità attuale, o da entrambi].