Il_settimo_sigillo

Sabato 25 maggio 2024: visita di controllo senologica, dopo otto mesi dall’intervento di mastectomia.

Non è piacevole rivedere il chirurgo che ti ha mutilato di una mammella, anche se adesso «è tutto finito», «il peggio è passato», «il grosso è fatto», «il capitolo è chiuso» – e tutte quelle altre illustri frasi fatte che piacciono tanto a tante persone.

Non finisce mai, per chi ha avuto un cancro. Ogni controllo è una scatola riaperta e mai sigillata, un fascicolo da riesaminare, una storia da ricapitolare e, se necessario, aggiornare. Poi, nel caso in cui il cancro sradicato abbia nome “Triplo Negativo”, è tutto un fiato sospeso: sono tipi tignosi, che amano tornare nei primi tre anni, con alta velocità di crescita e rischio di metastasi a distanza. Lo dicono gli oncologi, lo ha detto la mia.

Il mio senologo è un luminare milanese. Così si dice sempre, “è un luminare”, ma a me piace vederlo più come un Gran Maestro nei tornei di scacchi con i tumori del seno.

Ha un’espressione del viso imperturbabile e concentrata come quella di un Gran Maestro russo, lui, il mio tettologo consumato, il mio Boleslavs’kyj de’ Navigli. La sua squadra mi ha operato il 24 ottobre 2023, in una bianca lucente sala operatoria dell’Ospedale San Raffaele, con una canzone di Billie Holiday in sottofondo: In My Solitude. Prima di farla partire, mi avevano chiesto le mie preferenze musicali. Impossibile, per me, dimenticare questo dettaglio.

Il mio Boleslavs’kyj oggi è autenticamente felice.

Osserva lungamente i miei due seni, seduto su uno sgabello di fronte a me, in silenzio. Emette un lungo, profondo sospiro di soddisfazione e orgoglio, sorride: i suoi allievi hanno imparato bene l’arte della ricostruzione, come i ceramisti giapponesi apprendono il Kintsugi.

Poi si alza in piedi, all’esame visivo fa seguire quello tattile con gesti lenti, studiati, solenni: tocca, palpa, misura, stringe. «Uno dei migliori interventi mai visti. – dice, – Non capita così di frequente. Ci ha aiutato molto la sua costituzione, la bella forma del suo seno originario. Abbiamo potuto conservare una simmetria pressoché perfetta con l’altro. Mi creda, se ne vedono pochi così dopo l’intervento». Io rimango in silenzio. Non posso fare a meno di chiedermi com’è, il mio Boleslavs’kyj, quando è a letto con una donna, con quale sguardo ne osserva le mammelle, la sera, quando torna a casa.

Mentre prosegue l’esame all’ascella, mi chiede: «E la vita, come va?». Andiamoci a fare una birra e te lo racconto, vorrei dirgli. Ma non si parla così a un Gran Maestro. «È in ricostruzione pure quella», rispondo. Bene, bene (bene un cazzo, Gran Maestro).

Si mette a scrivere. Ricapitola i miei ultimi tredici mesi. Li ho ricapitolati tutti anch’io, in questo mio disperato e tenace progetto di scrittura che si chiama PinkInk Series: 16 cicli di chemioterapia primaria (4 cicli di EC in regime Dose-dense + 12 cicli di taxolo settimanale), mastectomia destra nipple-sparing, biopsia linfonodo sentinella e dissezione ascellare, protesi, 15 cicli di radioterapia, 6 cicli di capecitabina, test genetico con pannello esteso anche a PALB2 e CHECK con esito WT. Esami eseguiti: 05.04.2024, TAC total body negativa.

Infine, scrive la cosa che mi piace:

Obiettività: non vi sono segni di ripresa loco-regionale.

25/05/2024

Gran Maestro, Gran Maestro, la mia oncologa mi ha detto che per i primi tre anni sono a rischio elevato di recidiva. Sì, mi conferma lui, in altri organi. Esami e controlli ogni tre mesi, mi raccomando, tac e mammografia a settembre. Sì, Gran Maestro, pure tutti i giorni se serve.

Poi mi dice questo: «Per adesso, è tutto finito».

Ci salutiamo. Gli stendo la mano, lo ringrazio e lui fa una cosa: mi abbraccia. Mi abbraccia come mi ha abbracciato qualsiasi maschio in questi mesi, pur cosciente di abbracciare una donna operata al seno: con vigore stretto, una nota biologica di quella aggressività primordiale che alle donne non appartiene. Così comprendo una volta per tutte: la delicatezza non è cosa dell’animale maschio, nemmeno dei Gran Maestri. Comunque, non m’importa. Le cose della vita che sono come sono e vanno come vanno, le ho accettate tutte.

Torno a casa sentendomi in faccia il primo sorriso vero dopo più di un anno: trionfale, incoercibile e, per una volta, una volta soltanto, fiero.

L'immagine in copertina è tratta dal film Il settimo sigillo di Ingmar Bergman (fonte: Wikipedia)